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L'Aquila e il terremoto PDF Stampa E-mail

 

L'Aquila e il terremoto di 3 anni fa: conseguenze sulla psiche dei bambini

A tre anni dal sisma L'Aquila appare come una città fantasma, sono in migliaia che non vi hanno più fatto ritorno. Tutto ciò unito al ricordo del 6 aprile 2009 ha inciso sulla psiche del 73% dei bambini e adolescenti che hanno vissuto la tragedia e le sue conseguenze

Venerdì 6 Aprile 2012 - Dal territorio -

Sono passati tre anni dal terribile terremoto che distrusse L'Aquila e 56 comuni circostanti, devastandone gli edifici e provocando la morte di 309 persone e il ferimento di circa 2000.

Un evento del genere rimarrà nella memoria di tutti coloro che lo hanno vissuto probabilmente per sempre. L'improvvisa paura, la distruzione, l'instabilità di tutto ciò che circondava le persone, il panico, le macerie, le morti, i feriti, la propria quotidianità distrutta in pochi secondi: un incubo dal quale gli aquilani in realtà non sono ancora usciti.

L'Aquila è infatti oggi quasi una città fantasma: sono migliaia le persone che hanno perso la propria casa e non vi hanno più potuto fare ritorno. Circa 22 mila persone sono ancora assistite e vivono in quelle che non possono chiamare "le loro case": oltre 7mila abitano nei Map (Moduli abitativi provvisori), 573 nelle case in affitto concordato con la Protezione Civile, altre 314 risiedono in albergo o nella Scuola sottufficiali delle Fiamme gialle di Coppito. Per non parlare dei 13mila cittadini che risiedono nelle 19 "New Town" costruite a tempo record lontano da quella che era la loro città.

La maggior parte delle persone dunque non vive più all'Aquila, tuttora profondamente segnata dalla violenza del terremoto. Il centro storico infatti porta ancora i segni della tragedia: diversi edifici tutt'oggi lacerati, ponteggi lungo i muri e un senso di vuoto.

Questa è la situazione a tre anni dalla tragedia. La ricostruzione e ristrutturazione procedono a rilento, vincolate a fondi pubblici non ancora sbloccati, e restano da rimuovere il 95% delle macerie generate dal crollo degli edifici, ovvero circa tre milioni e 800mila tonnellate di detriti.

Sì, un incubo dal quale gli aquilani in realtà non sono ancora usciti.

Ma la devastazione non è solo esterna e visibile: la paura, la distruzione e il dramma vissuto quella notte fa parte dell'interiorità delle persone. Così come ne fa parte tutto ciò che è accaduto dopo: il non ritrovare più la propria casa, i propri affetti, l'aver perso la propria quotidianità.

E tutto ciò ha colpito anche i bambini.

Sono tanti infatti i ragazzi che ancora fanno i conti con le cicatrici lasciate nella loro memoria dal terremoto.

Le calamità naturali sono eventi particolarmente impressionanti di per sé, ma attraverso gli occhi di un bambino assumono ancora di più un aspetto indelebile. Si sconvolge in un attimo l'ambiente in cui si vive quotidianamente, si assiste alla violenza della natura, alla distruzione, alla morte, e si ha paura. E questi sentimenti, queste immagini rimangono stampate nei ricordi.

"I bambini - spiegano gli studiosi che hanno condotto un'indagine sullo stato psicopatologico dei bambini e adolescenti del comprensorio aquilano post sisma - costituiscono una popolazione ad alto rischio per lo sviluppo di sintomatologie post-traumatiche, che possono influire sulle aspettative che l'individuo ha sul mondo, sul senso d'integrità personale, sulla sicurezza e la stabilità delle relazioni interpersonali. La sintomatologia connessa al trauma è in relazione con la fase evolutiva del minore e ne può compromettere lo sviluppo psicologico e comportamentale".

La ricerca, promossa dall'Università dell'Aquila, finanziata dal Dipartimento nazionale di Protezione Civile e condotta nell'arco dei tre anni post terremoto, mirava a valutare e curare "i disagi e/o i disturbi psicologici emersi, analizzare i conflitti intrapsichici che impediscono l'elaborazione del trauma e l'evoluzione dello sviluppo psicologico e sociale del minore".

Lo studio ha interessato 1.475 minori iscritti nelle scuole del comprensorio aquilano, oltre 100 minori provenienti dagli ambulatori dei medici pediatri di famiglia, 112 minori sfollati a Roseto degli Abruzzi e 200 minori iscritti nei Centri ludico-socializzanti. Secondo i dati rilevati solo il 27% dei bambini con cui si è entrati in contatto risulta assolutamente estraneo a disturbi psichiatrici mentre il 73% presenta problemi di ordine psicopatologico.

"Di questi - chiariscono i responsabili della ricerca - soltanto un quarto presenta un franco disturbo psichiatrico, mentre approssimativamente i tre quarti presentano problemi ai limiti di un disturbo o più correttamente di un'area di rischio. I problemi più rilevanti sono stati: problemi psicosomatici, problemi di attenzione, problemi di isolamento relazionale, problemi ansioso depressivi". Il 18% dei ragazzi aquilani di età compresa fra i 7 e i 14 anni manifesta un consistente disagio psicologico, un altro 3% è portatore del cosiddetto disturbo post traumatico da stress, vera e propria condizione clinica conseguente ad un evento catastrofico o violento caratterizzata da forti flashback, incubi, comportamenti aggressivi, irritabilità, ansia, tensione generalizzata, stordimento e tendenza ad evitare i ricordi. Il disturbo porta i bimbi a rivivere lo stesso attimo drammatico, a provare paura intensa, senso di impotenza e orrore. Le calamità naturali di forte intensità radicano la loro irruenza e atrocità nella memoria dei più piccoli e dei più indifesi, segnandone il presente.

Ci rendiamo dunque conto di quanto il terremoto abbia lasciato sia tracce visibili a tutti solo guardando i muri di una città svuotata della propria vita, sia lacerazioni interiori nelle vite dei cittadini, tra cui i tanti bambini traumatizzati dai ricordi di una notte di terrore e di una vita cambiata in 23 secondi.

Sarah Murru